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Il disturbo di anoressia sessuale (o anafrodisia) è chiamato in questo modo perché riprende lo stesso comportamento delle persone che soffrono di anoressia: l’atteggiamento di chi ne soffre si manifesta attraverso il rifiuto, anche non totale, di godere delle attività sessuali e l’evitamento compulsivo delle stesse.
Negli ultimi tempi la ricerca psicologica si è fortemente focalizzata sulle diverse forme di dipendenza sessuale (come ad esempio la dipendenza da pornografia), mentre l’area dei disturbi del desiderio, tra i quali rientra l’anoressia sessuale, è ancora relativamente inesplorata. L’anoressia sessuale non è infatti ancora menzionata nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-V), ma nonostante ciò è evidente quanto sia espressione di sofferenza da parte di molte persone e per questo sono già diversi gli specialisti ad utilizzare il termine “anoressia sessuale” in riferimento al rifiuto di dare o ricevere nutrimento sessuale ed emotivo. Il primo fra tutti è stato Patrick Carnes che nel 1997, nel suo libro Sexual Anorexia: Overcoming Sexual Self-Hatred, ha definito l’Anoressia Sessuale come una vera e propria dipendenza contraddistinta dalla deprivazione da un punto di vista compulsivo del sesso e dell’attività correlata ad esso.
Il piacere sessuale è una dimensione imprescindibile per l’essere umano, poiché è insito nell’uomo come lo è l’istinto di sopravvivenza. Per questo motivo chi si rifiuta di interfacciarsi con esso compie un movimento di violenza nei confronti della propria natura. Chi soffre di anoressia sessuale rifiuta il contatto fisico e sessuale al fine di proteggersi dall’altro, cercando di mediare la propria ansia e angoscia mediante l’evitamento compulsivo della situazione da egli percepita come disagevole. Ne abbiamo già parlato nell’approfondire il legame tra ansia e disfunzioni sessuali: spesso queste possono rappresentare delle conseguenze dovute ad un’alterazione della percezione della propria immagine corporea, la quale, tra le altre conseguenze potrebbe portare a dei disturbi del comportamento alimentare.
Nonostante non sia ancora presente nel DSM-V, diversi studi hanno rilevato che circa una donna su quattro ha riferito di provare atteggiamenti stressanti nei confronti del sesso e una su due ha riferito di essere poco propensa ad esso (ricerche condotte negli Stati Uniti).
È necessario sottolineare che non è un rifiuto nei confronti del sesso quanto una vera e propria compulsione rifiutante che non si riesce a controllare nei confronti di tutto ciò che riguarda l’attività sessuale, il desiderio, il piacere.
L’anoressia sessuale è definita da diverse caratteristiche. I sintomi evidenti per parlare di anoressia sessuale possono essere elencati come segue:
I sintomi riportati spesso non vengono presi in considerazione come ad esempio quando si parla di dipendenza dal sesso o di sessuofobia, dove l’evitamento dell’attività erotica è predominante, ma allo stesso modo essi creano un disagio significativo per la vita relazionale e personale dell’individuo.
La diagnosi dell’anoressia sessuale può essere svolta, non avendo criteri definiti attraverso il DSM e questionari/test che possano aiutare a definirla, attraverso il colloquio con queste persone che, se arrivate dal professionista, si sono rese conto di avere una difficoltà che compromette il loro funzionamento vitale, o in alcuni casi, arrivano a causa di una crisi di coppia che può nascere da questa compulsione di rifiuto. Sia donne che uomini possono essere affetti da questo disturbo (parliamo dunque di anoressia sessuale maschile e femminile), tuttavia la diagnosi spesso risulta ulteriormente complicata dalla resistenza nella maggior parte delle persone che ne soffrono a parlare apertamente dei propri problemi del comportamento sessuale, temendo il giudizio della società.
La principale idea che la persona ha e che concorre nella manifestazione del disturbo è la sensazione di “non essere degno di provare piacere”, un pensiero che quindi diventa rigido e rende l’individuo severo con se stesso, ponendolo nella posizione di mettere in atto la compulsione di evitamento, per appunto evitare di incorrere in un “errore”.
Nello specifico, le cause alla base dell’anoressia sessuale possono essere:
I fattori di rischio che possono intercorrere nella manifestazione del disturbo possono riguardare sicuramente un aspetto di restrizione avuto nei confronti del sesso e della propria immagine corporea durante l’età infantile, correlata però ad una conseguente idea rigida che conferma ripetutamente questa idea iniziale.
Anche un abuso subito in età infantile può, legittimamente, comportare un allontanamento e rifiuto totale nei confronti di un’attività associata a qualcosa di sporco, doloroso, brutto, distruttivo. Secondo Carnes i soggetti vittime di abusi o rifiuti sessuali hanno una maggiore probabilità di soffrire di anoressia sessuale; in particolare, la connotazione negativa data alla sessualità è spesso legata a traumi sessuali subiti durante l’infanzia, che in età adulta conseguono in disturbi sessuali di diversi tipi e sono dovuti ad un impedimento del naturale sviluppo sessuale del bambino, che da adulto adotterà strategie di rifiuto ed evitamento disfunzionali per proteggersi e riprendere il controllo della propria sessualità.
Inoltre, un altro fattore di rischio può essere una storia di disforia fisica (percezione distorta del proprio corpo) può portare la persona ad estendere la sensazione di essere inadeguati anche nei confronti dell’attività sessuale.
La prima conseguenza distruttiva dell’anoressia sessuale riguarda la negazione di una parte di sé imprescindibile, che appartiene a tutti noi esseri umani. Questa negazione comporta inequivocabilmente un disagio da un punto di vista personale che sfocia in maggiore chiusura sociale e freddezza, difficoltà ed evitamento nei confronti delle relazioni sentimentali, una difficoltà elevata a mantenere una relazione nutritiva, poiché appunto il partner può lamentare una carenza imprescindibile per definire la relazione di coppia.
La solitudine che ne deriva, la sensazione di essere soli e abbandonati, e la continua compulsione nel cercare questa solitudine come forma disfunzionale di salvezza e difesa, non fa altro che peggiorare la situazione psico fisica dell’individuo.
Inoltre, l’evitamento del sesso non farà altro che riconfermare la sensazione di inadeguatezza che l’individuo avverte nei propri confronti.
Una delle consulenze psicologiche più adatte a curare l’anoressia sessuale può essere la terapia cognitivo comportamentale. Attraverso essa, lo psicologo cercherà insieme al paziente di ricostruire la sua storia, raccogliendo informazioni utili a capire come sia nato il disagio, come si manifesti, da quanto e quali siano le cause. Successivamente si metteranno in atto compiti e prescrizioni volte a monitorare la compulsione evitante al fine di ridurla e legittimare alla persona sempre più il piacere del sesso e la naturalezza che esso comporta.
L’obiettivo finale è quello di migliorare la qualità di vita dello stesso per evitare di incorrere in comportamenti problematici che minano la sua vita individuale, il rapporto con se stesso e la sua vita relazionale ed interpersonale.