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L’introduzione di internet ha costituito una rivoluzione storico-culturale, in quanto ha modificato radicalmente diversi ambiti di vita: comunicazione, istruzione, intrattenimento, comportamenti e abitudini. L’uomo è un animale sociale e come tale utilizza tutti i mezzi a disposizione per soddisfare il bisogno di interconnessione con l’altro prima di provare stati d’ansia e depressione come nel caso di chi è affetto da FOMO. Internet è sicuramente uno di questi strumenti: negli ultimi 20 anni il numero di utenti del web è aumentato del 1000% (Kuss & Lopez-Fernandez, 2016; Internet Live Stats, 2015). Un tale incremento ha sollevato numerosissime domande e dubbi sulle possibili derivazioni patologiche di un suo utilizzo massivo, come l’online disinhibition effect, mobilitando la ricerca mondiale.
Per rispondere a uno dei quesiti che vengono posti maggiormente, come si chiama la dipendenza da social network e cercare di darne una definizione e un nome dovremmo partire dai primi anni successivi alla diffusione di Internet. Infatti, già nel 1995, Ivan Goldberg parla di “Internet Addiction Disorder” – IAD – , indicando un pattern problematico di uso di questa tecnologia, che include comportamenti disfunzionali e di discontrollo degli impulsi. Dunque, per la prima volta si parla di dipendenza da internet – Internet Addiction o Internet Pathological Use – alla stregua di una dipendenza da sostanze, con tutte le caratteristiche che contraddistinguono questa patologia: salienza, tolleranza, astinenza, craving, aumento dei livelli di piacere derivanti dall’utilizzo, ricadute, fino ad arrivare ad una compromissione del sistema nervoso (Kim et al., 2011).
Molte ricerche sostengono che la IAD sia uno “spettro” in cui convogliano diverse problematiche, da quella relativa ai social media (Facebook, Instagram, TikTok, Twitter…), all’utilizzo eccessivo dello smartphone che potrebbe portare problematiche nei rapporti interpersonali a causa del phubbing, al gioco online, alla dipendenza da WhatsApp e alla dipendenza da relazioni virtuali. Vi è però un elemento in comune: il passaggio dall’interdipendenza alla dipendenza patologica, dalla socialità alla dipendenza da interconnessione sociale (Savci & Aysan, 2017).
La dipendenza da social media, chiamata anche col nome di Social Media Addiction, così come la dipendenza da sostanze stupefacenti, ha ripercussioni anche sul sistema nervoso, riducendo i livelli dei ricettori della dopamina (Kim et al., 2011), sul sistema di ricompensa e di gratificazione, arrivando addirittura ad impattare sulla percezione spazio-temporale (Saliceti, 2015; Potenza, 2006). La Social Media Addiction è solo uno dei diversi tipi di IAD, tra cui si annoverano anche:
Per rispondere alla domanda su come si chiama la dipendenza da social network, possiamo definire quest’ultima con il termine Social Network Addiction che indica appunto la dipendenza dai social media, come Facebook, Instagram, TikTok, Twitter, Snapchat. Nel fenomeno più ampio dell’Internet Addiction rientrerebbe il 5% dei giovani di età compresa tra i 14 e i 21 anni, con una dipendenza moderata (savethechildren.it, 2019); nella popolazione occidentale lo 0.8% dei ragazzi presenterebbe un quadro grave di dipendenza, percentuale che cresce fino al 4.9% nei paesi orientali (Nakayama et al., 2017).
La teoria del confronto sociale di Festinger ha preannunciato già a metà del secolo scorso il meccanismo che oggi crea la dipendenza da social: l’essere umano tende a confrontarsi con l’altro per autovalutarsi, osservandosi attraverso uno specchio sociale. I social media sembrerebbero assolvere a pieno a questa necessità, da un lato mostrando influencer, blogger, modelli ideali (ma spesso inaccessibili) a cui assomigliare, dall’altro restituendo immediatamente la percezione che gli altri hanno di noi, attraverso like, commenti, condivisioni, andando ad influire inevitabilmente sui livelli di autostima. Una curiosa ricerca ha infatti evidenziato che, sia in Italia che in America, l’utilizzo eccessivo di Facebook ha un impatto negativo sui livelli di autostima dei fruitori di questo sito (Blachnio et al., 2019). Maggiore è il tempo che si trascorre online, maggiore è il rischio di sviluppare una dipendenza dai social e diventerà sempre più difficile capire come uscirne il prima possibile.
Il comune denominatore di tutte le dipendenze è l’attivazione del sistema cerebrale di ricompensa; così come per l’assunzione di sostanze stupefacenti o di alcol, per il gioco d’azzardo, per lo shopping compulsivo, i comportamenti che portano all’utilizzo dei social vengono rinforzati e il resto delle attività perde di valore.
Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) non contempla la diagnosi di dipendenza da social network, di Internet Addiction Disorder o quella di Social Network Addiction, data la loro recente scoperta. È infatti evidente la necessità di analizzare maggiormente i dati e di approfondire il tema con ulteriori ricerche scientifiche. Ciononostante, in base alle diverse pubblicazioni (Tao et al., 2010) ed alla diagnosi di dipendenza da sostanze e da gioco d’azzardo presente nel DSM-5, oltre a sintomi di ansia e depressione per il mancato utilizzo dei social, potremmo riconoscere la dipendenza da social quando:
Oltre al quadro diagnostico delineato nel paragrafo precedente, vi sono altri elementi della dipendenza da social network utili a comprendere i sintomi più comuni del social network addicted:
Secondo Digital 2021, il report annuale di statistiche sull’utilizzo di Internet e promulgato da Hootsuite e Wearesocial, sono più di 4,6 miliardi le persone che accedono a internet e di queste, 4,20 miliardi fruiscono di social media. Secondo le statistiche, il tempo passato mediamente su internet è di 6 ore e 54 minuti al giorno. Contrariamente a quanto si possa pensare, le piattaforme social mostrano una crescita relativa più ampia proprio nella popolazione più anziana: si pensi che dal 2020 al 2021 gli over 65 su Facebook sono aumentati del 25% (l’aumento medio è del 13%) e gli over 50 su Snapchat sono aumentati del 33% nell’ultimo trimestre del 2020.
Dunque, secondo le statistiche, il fenomeno della Internet dependency e della social network addiction non riguarda esclusivamente gli adolescenti. Gli effetti collaterali della dipendenza da social come ansia e depressione si manifestano in persone di ogni età: anche nella popolazione meno giovane (fino ai 67) l’utilizzo di Facebook incide negativamente sui livelli di autostima (Blachnio et al., 2019). Infatti, uno studio sull’internet dependency ha mostrato come, sorprendentemente, la maggior parte dei partecipanti che hanno richiesto aiuto era costituita proprio da uomini di mezza età (Young, 2007).
Secondo alcuni autori (Nakayama et al., 2017; Kuss & Lopez-Fernandez, 2015), i maggiori fattori di rischio che possono condurre allo sviluppo di una Social Network Addiction sono:
Le conseguenze della Social Network Addiction, al pari dell’abuso di sostanze, possono essere molto gravi. Questa dipendenza nasce come necessità di interconnessione e di relazione con l’altro, eppure può arrivare a sfociare in isolamento, ritiro sociale, distacco dalla realtà, proprio perché quello virtuale inizia ad essere l’unico mondo vissuto da chi ne soffre. Questa condizione, infatti, comporta conseguenze come omissioni, menzogne, conflitti che vanno a lacerare i rapporti con i propri cari. Altre problematiche possono manifestarsi nell’attività scolastica o lavorativa, con un decremento delle performance. Se si interrompe l’uso di internet si potrebbe assistere ad esplosioni di aggressività e rabbia dovute all’astinenza (Kurniasanti et al., 2019). Nei quadri sintomatologici più gravi vi è una comorbilità anche con stress, ansia e depressione (Kuss & Lopez-Fernandez, 2016). Un’ulteriore conseguenza della dipendenza da social network riguardano i disturbi alimentari che potrebbero aggravare la salute dei ragazzi colpiti da social network addiction (per saperne di più, ti consigliamo la lettura del nostro articolo di blog). Pertanto, la persona dipendente dai social può arrivare a manifestare una notevole riduzione della qualità della vita ed una compromissione del suo normale funzionamento.
Considerando l’ampissima portata dell’utilizzo dei social media, la semplicità di utilizzo e le gravi derivazioni patologiche connesse ad un loro abuso, sarebbe auspicabile promuovere programmi di prevenzione per ogni età.
Uno dei modi, rivolto soprattutto alla fascia di età infantile e adolescenziale, per evitare la dipendenza da social network è quello di incoraggiare la socializzazione e la partecipazione a contesti sociali reali e non virtuali (Savci & Aysan, 2017). Appare inoltre fondamentale l’esercizio di un controllo da parte dei genitori e dei caregiver, i quali devono però comprendere anche l’apporto emotivo, sentimentale e sessuale che la tecnologia offre ai più giovani, cercando di stimolare in loro un utilizzo responsabile dello strumento tecnologico (Saliceti, 2015).
In quest’ultimo paragrafo vogliamo darvi dei suggerimenti pratici per combattere la social network addiction ed evitare che la dipendenza da social continui ad essere un ostalo alla vostra vita. I possibili rimedi da adottare sono molteplici e possono rappresentare un primo valido aiuto, che però dovrà essere seguito dal consulto di un esperto psicoterapeuta. Per combattere la dipendenza da social media ti consigliamo di:
Una delle modalità più efficaci per rimediare alla dipendenza da social network è quella di intraprendere un percorso psicoterapico: un intervento di tipo cognitivo-comportamentale consente di sperimentare comportamenti differenti e più adattivi rispetto a quello di dipendenza. Inoltre, la terapia per superare la dipendenza da social offre alla persona la possibilità di rintracciare altri elementi gratificanti che possano attivare il sistema di ricompensa in modo sano e maturo. Il sostegno psicologico assume un ruolo di fondamentale importanza per supportare chi, a causa della propria social addiction, ha visto un deterioramento nelle proprie relazioni, nel lavoro e nel rendimento scolastico.