Ecco cosa troverai in questa pagina
Nel definire la Dipendenza da Videogiochi è necessario ricordare che la gaming disorder è entrata a far parte delle patologie mentali a partire dal 2018, quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha accettato la sua introduzione all’interno dell’ICD-11 – International Classification of Diseases.
L’Internet Gaming Disorder consisterebbe in un pattern di comportamenti e pensieri persistenti e ricorrenti riguardanti il gioco che confluiscono in una vera e propria sindrome per cui vi è un’interferenza significativa con le funzioni vita della persona, come quella personale, sociale, lavorativa ed educativa (Organizzazione Mondiale della Sanità, 2017).
Il riconoscimento della dipendenza da videogiochi da parte dell’OMS e dell’ICD-11 permette non solo di legittimare l’esistenza della patologia, consentendo un accesso più ampio alle cure, ma anche di incrementare la ricerca scientifica indirizzandola verso un tema così innovativo come il Gaming Disorder, che spesso colpisce soprattutto chi si trova in una fase delicata della vita come quella dello sviluppo.
La sensazione esperita da parte dei gamer patologici è molto simile a quella del Gioco d’Azzardo, con la differenza che, nel caso in oggetto, la fruibilità si estende notevolmente, non essendo neppure necessario un investimento in denaro e dunque il timore legato a perdite economiche, uno degli elementi principali che la differenzia dalla dipendenza da trading online. Ma ciò che si potrebbe rischiare va oltre l’aspetto meramente finanziario, poiché tale disturbo va a colpire una serie di aspetti della vita quotidiana contribuendo alla minaccia di alienazione dalla vita reale.
Una delle cause della dipendenza da videogiochi che inevitabilmente incidono sulla patologia è il modo stesso in cui i videogiochi sono progettati. I programmatori tentano di generare nel giocatore il desiderio di acquistare il gioco, di spenderci tempo, di coinvolgerlo continuamente, andando a stimolare il sistema di ricompensa legato alle vittorie ed al raggiungimento degli obiettivi di gioco. Se si riescono a portare a termine tali obiettivi, da un lato la persona si sentirà soddisfatta per il risultato conseguito, dall’altro sarà incentivata a proseguire il gioco e, se questo termina, a ricercarne ulteriori per garantirsi questa sensazione. Tale meccanismo di rinforzo positivo rappresenterebbe una delle principali cause del gaming disorder in quanto aumenterebbe i livelli di dopamina, andando a stimolare il sistema di ricompensa, che induce ad aumentare le ore di sessione e la loro durata, al fine di assicurarsi lo stesso livello di piacere e di soddisfazione che si provava inizialmente.
L’esperienza virtuale potrebbe divenire pertanto totalizzante, poiché occupa sempre più tempo nella vita dell’individuo ed assorbe le energie mentali e fisiche.
Occorre però chiarire un aspetto: non tutte le persone che hanno questa passione sono da considerate dei dipendenti da videogiochi. È la sensazione di non potersi controllare rispetto a questa attività a segnare un discrimine importante, come il non riuscire a rinunciare all’utilizzo dei messaggi nella dipendenza da whatsapp o dipendenza da chat. Vi sono inoltre particolari elementi legati alla personalità o alla situazione attuale della persona che possono costituire un fattore di rischio nell’innesco di un’addiction, tra cui una difficoltà nella socializzazione, nella gestione funzionale delle proprie emozioni o semplicemente periodi temporanei di solitudine, che vengono colmati con i videogiochi, o in altri casi con un uso eccessivo dei social network.
Nell’analizzare le statistiche che riguardano la dipendenza da videogiochi, un dato piuttosto allarmante riguarda la popolazione degli Usa, dove il 10% circa degli americani soddisferebbe i criteri diagnostici del Gaming Patologico (agendadigitale.eu).
L’Associazione Nazionale Di.Te. – Dipendenze Tecnologiche, GAP, Cyberbullismo – ha pubblicato una ricerca in cui, su un campione molto rappresentativo di 1.271 giovani di età compresa tra i 10 ed i 25 anni, il 7% trascorre più di 8 ore al giorno con i videogames. Contrariamente a quanto si possa credere, non è la fascia dei bambini la più colpita dalla dipendenza da videogiochi, ma è presente anche negli adulti e negli adolescenti, ovvero la fascia dei ragazzi di età compresa tra i 22 ed i 25 anni, a cavallo tra il mondo adolescenziale e quello adulto.
Non solo, i giocatori nel mondo mostrano una grande eterogeneità anagrafica, comprendendo una popolazione dai 6 ai 64 anni in media.
Un altro fenomeno molto curioso è quello del gran numero di utenti che preferisce guardare video in cui sono altre persone a giocare: entrerebbe in ballo in questo caso una sorta di “rinforzo vicariante”, paragonabile alla stessa sensazione di ricompensa che generalmente viene esperita quando si gioca in prima persona.
L’insorgere della gaming addiction in questa fascia risulterebbe particolarmente problematica; è in questa fase di età che si sviluppano maggiormente le connessioni neurali, poiché il sistema nervoso è caratterizzato da una estrema plasticità.
L’età adolescenziale sembrerebbe la più esposta al rischio di Gaming Disorder, in particolar modo i ragazzi tra i 12 ed i 16 anni. Tuttavia, non è da sottovalutare la percentuale di adulti colpiti dalla dipendenza da videogiochi, che rappresentano una buona parte dei soggetti a rischio date le possibili conseguenze, non solo nella sfera privata, ma anche nella sfera lavorativa e nelle relazioni familiari.
Vi sono diversi sintomi emotivi e fisici della dipendenza da videogiochi che permetterebbero di individuare i segnali del preludio della patologia e a cui prestare attenzione.?
Tra i sintomi emotivi più diffusi della patologia e che permetterebbero di individuare un soggetto che potrebbe risultare dipendente dai videogiochi troviamo:
La persona affetta da gaming disorder può rinunciare addirittura ad esigenze fisiologiche fondamentali alla sopravvivenza. Spesso si decide di non dormire pur di continuare a giocare, andando ad incidere sulla quantità e qualità del sonno o si evita di mangiare per non perdere tempo.
L’ICD-11 ha provveduto a stilare una lista di sintomi che possono essere manifestazione della dipendenza patologica da videogame:
Ad aggravare la criticità del disturbo in questione è la sua comorbilità con altre problematiche. Alcuni studi hanno dimostrato che spesso l’addiction da videogiochi è correlata alla Internet Addiction Disorder: il pattern sintomatologico dei due disturbi è molto simile, seppur le due categorie diagnostiche siano ben distinte. Si pensi che un quarto degli adolescenti con dipendenza da videogames riporta anche un’addiction da internet (Rehbein et al., 2013). La dipendenza da videogiochi può manifestarsi con comportamenti impulsivi e ostinati che interferiscono con la vita quotidiana, come altri disturbi più gravi quali il disturbo oppositivo provocatorio.
Se si naviga sul web è possibile rinvenire una vasta quantità di test da effettuarsi come autodiagnosi per verificare la presenza di un disturbo di dipendenza da videogiochi. Per quanto questi possano aiutare a chiarire alcuni dubbi su comportamenti problematici che si credevano “sani”, è sempre molto importante non confondere l’esito di quiz online con il parere di un professionista della salute mentale. Questo perché tali test non sono stati oggetto di una review sistematica che ne conferisca validità ed attendibilità, per cui i risultati sarebbero carenti da un punto di vista scientifico.
Al pari di ogni altra dipendenza, il Gaming Patologico comporta una serie di conseguenze, talvolta anche gravi e nefaste. Sono infatti in molti a chiedersi cosa succede se giochi troppo ai videogiochi e quali possono essere le conseguenze. Tra le principali è necessario menzionare gli effetti dei videogiochi sul sistema nervoso. Questo perché va a stimolare i sistemi primordiali di ricompensa, in virtù del modo in cui i videogame sono strutturati e programmati; è infatti semplice cadere in questa trappola ed ancora più semplice è sottovalutarne la portata. Il fenomeno dei videogame è molto diffuso e costituisce un vasto canale di socializzazione che coinvolge utenti in tutto il mondo, godendo perciò di un ampio consenso sociale. Ad esempio, molti giovani sono portati a giocare online perché lo fanno tutti i loro amici, ma la problematica insorge quando da essere un collante sociale diviene un luogo virtuale dove arroccarsi in un mondo di isolamento.
Il Gaming Patologico si manifesta in modo variegato, comportando conseguenze fisiche di rilevante natura per l’organismo del soggetto colpito. Tra le principali troviamo: disturbi del sonno, di concentrazione, di alimentazione, mal di testa, affaticamento;
Così come per le precedenti, vi sono anche conseguenze emotive che colpiscono i ragazzi e adulti colpiti da tale patologia. Tra le principali ci sono:preoccupazione eccessiva, tensione, ansia, depressione. Queste ultime appaiono molto correlate con l’Internet Gaming Disorder. Secondo l’esperto dell’Oxford Internet Institue, Andrew Przybylski, la metà dei gamers patologici sviluppa depressione e un terzo manifesta ansia. Un altro dato allarmante riguarda l’ideazione suicidaria, che coinvolgerebbe il 43% delle donne ed il 13% degli uomini con addiction da videogiochi (Rehbein et al., 2013).
Infine, è importante ricordare che tra le principali conseguenze dovute all’insorgenza di tale patologia vi sono anche conseguenze di tipo sociali e relazionali come: isolamento, assenza o riduzione del piacere di conoscere persone nella vita reale e di condividere con loro esperienze e attività.
Sebbene il Gaming Disorder colpisca individui di tutte le età, la fascia anagrafica che richiede una maggiore attenzione è proprio quella dell’infanzia e della prima adolescenza. Sarebbe opportuno che tutto il contesto in cui i giovani sono inseriti attui idonei meccanismi di prevenzione e controllo della problematica da addiction, in modo da proteggere i soggetti più fragili. In quest’ottica, è indispensabile provvedere alla messa a punto di programmi di prevenzione del fenomeno e di educazione all’uso degli strumenti digitali, tra cui anche i videogame. I genitori di bambini che hanno una particolare tendenza a trascorrere tempo in questa attività dovrebbero esercitare la propria funzione normativa, imponendo regole e limiti all’uso dei giochi virtuali. Tale limite però non dovrebbe intendersi solo come “punizione” e il loro utilizzo come “premio”, ma occorrerebbe impegnarsi a stimolare i propri figli con attività alternative al mondo virtuale.
Il Gaming Disorder comporta difficoltà significative per la vita della persona che ne soffre, poiché impatta negativamente su diverse aree di vita, come quella amorosa, amicale, scolastica. Dunque, come curare la dipendenza da videogiochi? Sicuramente un primo step per combattere la internet gaming disorder potrebbe consistere nel controllo del tempo trascorso in questa attività, che aiuterebbe da un lato a prendere consapevolezza della problematica, dall’altro a tentare autonomamente di gestirla.
Al fine di ottenere risultati più profondi e duraturi, una possibile soluzione consiste nell’intraprendere un percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale, particolarmente efficace per le dipendenze comportamentali, come quella in questione. In questo contesto la persona sarà ascoltata per comprendere quali sono le cause che contribuiscono alla dipendenza, potendo così strutturare un percorso individualizzato sulla base di bisogni ed esigenze della singola persona, volto alla riduzione della sintomatologia e all’implementazione di comportamenti funzionali e adattivi che si rifletteranno in una migliore qualità della vita.