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Quando ci troviamo ad affrontare un periodo delicato della nostra vita, quando siamo chiamati a sostenere una condizione di forte stress o stiamo passando un momento di passaggio significativo nella nostra esistenza, potremmo imbatterci in quello che viene definito “Disturbo dell’Adattamento”. Tale problematica si manifesta con una risposta emotiva o comportamentale disfunzionale di fronte a eventi che possono causare nella persona un sentimento di malessere.
Questo tipo di problematica è più comune di quanto si possa immaginare. Infatti, secondo il DSM-5 (APA, 2013), la sua diffusione all’interno della popolazione si attesta attorno al 5-20%. Inoltre, il disturbo di adattamento si può manifestare nel paziente tramite diverse modalità. Tra le principali tipologie di disturbo dell’adattamento possiamo trovare la AD:
Nonostante l’evento che scatena il Disturbo dell’Adattamento possa essere percepito come grave, generalmente la sofferenza che ne deriva è sproporzionata rispetto alla pericolosità dello stesso, ad esempio nel caso di un coinvolgimento in un incidente che si è risolto senza troppe conseguenze. Pertanto, la persona che soffre di disturbo dell’adattamento potrebbe sperimentare la comparsa di diversi sintomi, più o meno gravi, che possono compromettere la vita quotidiana.
La persona può avvertire sintomi fisici legati all’ansia, come palpitazioni, tachicardia, ma anche segnali cognitivi del disagio, come incubi o pensieri intrusivi che riportano mentalmente la persona sull’evento stressante.
Chi soffre di questa problematica manifesta un cambiamento significativo del proprio funzionamento in diversi ambiti di vita, ovvero quello sociale, lavorativo, sentimentale o scolastico.
Sapere come riconoscere il disturbo di adattamento permette di avere coscienza dei motivi che portano la persona che ne soffre a sperimentare i forti sintomi legati all’ansia e adoperarsi per trovare un rimedio al disturbo. Nel sottolineare gli elementi che permetterebbero una maggiore facilità di diagnosticare il disturbo dell’adattamento è bene precisare che l’evento “traumatico” costituisce una linea di demarcazione evidente rispetto al modo precedente di comportarsi della persona, dunque, senza l’identificazione di quest’ultimo non è possibile porre diagnosi. Questa difficoltà può essere causata dalla concomitanza di diversi eventi stressanti contemporaneamente.
Secondo il DSM-5 – Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (APA, 2013), la compromissione del funzionamento dell’individuo deve insorgere entro i tre mesi dall’evento stressante che ha causati i sintomi, ma generalmente non dura più di 6 mesi dalla fine dell’evento stesso. Se questo non accade si parlerà di un disturbo persistente.
Inoltre, la reazione emotiva e comportamentale non deve essere meglio spiegata da ulteriori disturbi mentali, come il Disturbo da Stress Post-Traumatico, depressione, disturbi di personalità come il disturbo associativo ed altro..
A facilitare l’insorgenza di un disturbo dell’adattamento vi possono essere differenti cause. Secondo un recente studio di Carati e Dell’Erba (2014) tra i fattori di rischio si possono annoverare:
Le possibili cause del disturbo di adattamento sono numerosissime, poiché qualsiasi evento può essere potenzialmente stressante per la persona, dal lutto di un affetto caro ad un incidente stradale, da un esame universitario alla nascita di un figlio.
Generalmente ognuno di noi utilizza strategie funzionali di fronteggiamento dei vari avvenimenti della vita, mettendo in atto reazioni diverse agli stimoli provenienti dall’esterno e mantenendo un grado più o meno soddisfacente di benessere psico-sociale. Quando tali risposte iniziano a non essere più adattative, ma disfunzionali o addirittura patologiche, possono crearsi le basi per lo sviluppo di un disturbo dell’adattamento (Carati et al., 2014).
La peculiarità di questo disturbo sta nel fatto che generalmente ha una remissione entro i 6 mesi, dunque difficilmente chi ne soffre si rivolge immediatamente ad un esperto. Tuttavia, se i livelli di ansia, depressione e di compromissione del comportamento sono eccessivamente elevati, può essere utile alleviare la sofferenza della persona attraverso un intervento specifico, che possa tornare utile anche nella gestione di futuri eventi negativi.
Ognuno può cercare all’interno dei propri interessi e delle proprie attitudini strategie utili a superare il momento difficile, ad esempio, investendo in attività di svago, per alleviare la tensione derivante dall’evento traumatico, o dedicandosi a pratiche di rilassamento come la mindfulness o lo yoga.
Un’ulteriore soluzione di particolare efficacia può essere quella di intraprendere un percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale, in modo da agire in maniera rapida sulle cause del malessere, attraverso una relazione che aiuti il paziente ad affrontare le proprie emozioni spiacevoli, a ritrovare modalità di gestione efficaci della propria emotività e condotta, per riprendere in mano la propria vita, attraverso l’individuazione dell’evento che ha causato sofferenza, elaborandolo in un clima di sicurezza emotiva.