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I disturbi dissociativi sono patologie psichica che comportano una sensazione di distacco, separazione e lontananza da se stessi e dalla realtà. Chi ne soffre può vivere una perdita di continuità nell’esperienza, tanto da esperire una sensazione di frammentazione dell’identità.
I Disturbi Dissociativi possono essere definiti come esperienze connotate da amnesia, confusione ed incoerenza dell’identità. Ciò che la persona prova è una mancanza di coesione di sé, in termini di immagine corporea, emotività, percezione e comportamento.
Lo stato dissociativo coinvolge l’esperienza di ciascuno di noi.
Esso, infatti, è da vedersi più come un continuum che va da chi è avulso da patologie conclamate, a chi invece soffre di un vero e proprio disturbo dissociativo. Quando si guarda un film, ad esempio, e ci si immerge totalmente nella trama, si può sperimentare una lieve dissociazione. Ciò accade anche quando, presi da alcuni pensieri, si cammina per strada senza rendersi conto del tragitto percorso. Questo rientra come sappiamo nella pura e semplice esperienza umana e non dovrebbe quindi allarmarci. Se invece i fenomeni dissociativi si presentano con una forte intensità, sono frequenti e persistenti e riguardano svariati contesti di vita, siamo di fronte ad una situazione problematica su cui occorrerà soffermarsi.
Nel DSM – 5, ovvero il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (APA, 2013) arrivato alla sua quinta edizione, tra i disturbi dissociativi troviamo:
Il disturbo dissociativo può avere il suo esordio in seguito ad eventi particolarmente stressanti e traumatici, che possono comportare, se la problematica è già presente, una esacerbazione della precedente sintomatologia, come avviene ad esempio anche nel disturbo schizoide di personalità. Spesso insorge in individui che sono stati protagonisti di avvenimenti traumatici, violenti ed irruenti, come un abuso in età infantile. In tal caso, la dissociazione può avere anche una funzione difensiva, con cui la persona è stata in grado di sopravvivere ad un trauma così impattante, quasi congelandosi per evitare di esserne devastati (Darothy et al., 2014).
La persona che soffre di disturbo dissociativo sente che c’è qualcosa che non va, ne è dunque consapevole, ma non riesce a controllare ciò che accade. Le emozioni connesse a questa esperienza possono per questo motivo essere chiaramente molto intense e negative.
Pur riguardando la sfera interna della persona, le manifestazioni di un disturbo dissociativo possono essere osservate anche da persone vicine come un amico, o un parente, poiché tra i sintomi possiamo trovare alcuni cambiamenti evidenti nel comportamento, nell’eloquio e addirittura nel modo di vestire.
A causa del sintomo dissociativo la persona riporta diverse lacune nella memoria: ad esempio, si può aver avuto una conversazione con qualcuno e non ricordarsene, o aver messo in atto condotte di cui non si ha ricordo.
Per poter porre diagnosi del disturbo associativo occorrerebbe effettuare un assessment, ovvero una procedura complessa che integri diversi test e colloqui clinici, oltre che esami obiettivi tesi ad escludere problematiche fisiologiche ed organiche. Si deve valutare ogni costrutto interessato dal disturbo, dalla memoria alle emozioni.
La diagnosi di disturbo dissociativo ha infuocato da sempre il dibattito scientifico, vista la sua natura controversa. Spesso in ambito giudiziario la dissociazione viene simulata in maniera strumentale per ottenere benefici, come evitare una condanna o diminuire una pena. È stato perciò oggetto di critiche in merito alla sua validità, all’eziopatogenesi ed alla diffusione (Dorathy et al., 2014).
Per verificarne la veridicità, esiste ad esempio il TOMM – Test of Memory Malingering, che distingue tra pazienti con un disturbo dissociativo dell’identità autentico e simulato.
Tra i fattori di rischio maggiormente associati a questo disturbo, quello che ha un peso maggiore ed una elevata correlazione con l’insorgere della dissociazione è il trauma. Aver subito violenze, maltrattamenti, abusi sessuali può creare le basi per lo sviluppo di questa patologia, ma occorre sempre ricordare che non esiste una causa specifica per ciascun disturbo, né tantomeno è possibile inferire che chiunque abbia un disturbo di questo tipo sia stato vittima di tali eventi.
I disturbi associativi sensazione di perdere la propria identità, di sentirsi frammentati, incoerenti, genera un profondo senso di confusione e di vuoto. Chi lo vive si può sentire come se venisse meno il terreno sotto ai piedi, avendo la sensazione di non potersi più fidare di se stessi e del proprio funzionamento mentale.
Questo può causare compromissione nei vari ambiti di vita della persona, che potrebbe manifestare difficoltà lavorative, sentimentali, ma anche nella sfera della vita quotidiana.
I disturbi dissociativi possono essere trattati con una combinazione di terapie psicologiche e farmacologiche. La terapia più comunemente utilizzata è la terapia psicologica, come la terapia cognitivo-comportamentale o la terapia psicodinamica. In alcuni casi, i medici possono prescrivere farmaci per trattare i sintomi associati a questi disturbi, come ansia ed attacchi di panico o depressione. Il trattamento può essere personalizzato per soddisfare le esigenze individuali di ogni paziente e può richiedere una combinazione di diverse modalità di terapia. Nei prossimi paragrafi esploreremo i diversi trattamenti disponibili per i disturbi dissociativi.
Con particolare focus sul trauma alla base del disturbo. La creazione di un clima di sicurezza all’interno della relazione terapeutica può consentire un’elaborazione dei vissuti legati all’evento, sostenere il paziente e fornire strategie utili a fronteggiare l’angoscia che ne deriva.
L’Eye Movement Desensitization and Reprocessing è una tecnica che utilizza il movimento oculare per riconnettere i due emisferi cerebrali, precedentemente compromessi dall’esperienza traumatica. Tale processo permette infatti l’elaborazione del trauma, la sua riorganizzazione nella memoria e la gestione più efficace dei sentimenti ad esso connessi, ricucendo le esperienze traumatiche nella propria storia personale e favorendo l’integrazione dell’identità.
La farmacoterapia essere utile per gestire i sintomi collegati al disturbo dissociativo, come l’umore depresso o l’ansia legata all’esperienza dissociativa. Non vi sono però ad oggi farmaci che curino direttamente la patologia.