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Quando di parla di DOC e di psicosi, il panorama diagnostico presentato attualmente abbraccia differenti disturbi con differenti manifestazioni sintomatologiche sia da disturbo a disturbo che da persona a persona.
Spesso, però, alcuni disturbi possono presentare caratteristiche comuni in apparenza, che è necessario spiegare e chiarire per evitare equivoci.
Un esempio è rappresentato dalle similitudini, e anche dalle evidenti differenze, tra il Disturbo Ossessivo Compulsivo e la Psicosi Ossessiva.
La differenza principale tra i due è rappresentata dall’insight, ovvero la consapevolezza del paziente circa i sintomi, che ritiene irrazionali e disfunzionali: il DOC è considerato un disturbo dal buon insight — per questo vengono messe in atto le compulsioni volte ad eliminare i pensieri o idee ossessive — mentre la psicosi, o schizofrenia, è caratterizzata da una perdita di contatto con la realtà, in cui pazienti non si rendono conto dell’intrusività delle proprie idee fisse.
Nonostante questa differenza sono molte le caratteristiche che accomunano psicosi e DOC, ed in diversi casi vi sono testimonianze di casi clinici in cui il peggioramento dei disturbi portava ad una sintomatologia atipica o mista — pazienti con DOC presentavano pensieri deliranti o pazienti con psicosi presentavano compulsioni — che rendeva difficile la diagnosi di uno o l’altro disturbo.
Per questo molti psicologi e psichiatri tendono a parlare di “psicosi ossessiva”, o di “DOC on aspetti psicotici”. Vediamo meglio le differenze tra DOC e psicosi e quando si parla di psicosi ossessiva.
Il Disturbo Ossessivo Compulsivo è un disturbo caratterizzato da due componenti presenti e disturbanti per chi ne soffre: le ossessioni e le conseguenti compulsioni.
In particolare, le ossessioni sono pensieri, impulsi, immagini ricorrenti e ripetitive che ledono la tranquillità dell’individuo perché sono intrusivi e disturbanti e soprattutto perché la persona sente di esserne preda e di non avere nessun potere di controllo. Questi pensieri accompagnano l’individuo per tutto l’arco della giornata e, seppur a volte possono essere “controllabili”, spesso diventano ingestibili tanto da costringere l’individuo a mettere in atto dei comportamenti che riducono l’ansia e la minaccia create appunto dalle ossessioni.
I comportamenti messi in atto per annientare l’ossessioni vengono chiamati compulsioni.
Le compulsioni sono azioni, comportamenti ripetitivi (es. lavare ripetutamente le mani, controllare oggetti e azioni, pulire/riordinare ripetutamente oggetti…) o anche comportamenti mentali (controllare pensieri, ripetere parole mentalmente, contare ripetutamente…) che l’individuo mette in atto, in modo rigido, perché si sente soverchiato dall’ossessione e quindi obbligato a rispondere alla ossessione utilizzando una strategia che riduca l’ansia e la preoccupazione data dall’ossessione. Questi comportamenti non sono finalizzati a prevenire o ridurre l’ossessione e di conseguenza, nonostante l’individuo percepisca una rassicurazione nel mettere in atto l’azione compulsiva, l’ossessione non viene ridotta. Questo comporta quindi una ripetizione dell’azione in conseguenza alla ossessione, disfunzionale e non utile per la persona.
Il disturbo psicotico o schizofrenia è caratterizzato da una deviata e alterata percezione della realtà da parte dell’individuo. La caratteristica principale che definisce un disturbo psicotico è l’incapacità, da parte dell’individuo, di controllare il proprio esame di realtà, la capacità di ogni essere umano di comprendere cosa all’interno del ventaglio di pensieri e immagini mentali, sia vero e cosa sia frutto della fantasia, doloroso e/o piacevole.
Questo senso di irrealtà genera inquietudine e ansia, comporta da parte della persona un eccessivo controllo rispetto a tutto ciò che è introno a lui, tanto da comportare isolamento emotivo e interpersonale.
Il disturbo psicotico offre uno spettro di disturbi associati, di diversa caratterizzazione e manifestazione.
Ciò che definisce un disturbo come disturbo psicotico è la presenza principalmente di alcune caratteristiche. In questo articolo spiegherò quelle che interessano la comparazione con il DOC ed elencherò le restanti.
La sintomatologia del disturbo ossessivo compulsivo e della psicosi può essere sovrapposta poiché le caratteristiche non sempre presentano una differenza netta, in particolare nel decorso della malattia, ed è per questo che si ha necessità di comprendere in modo ottimale le differenze tra i sintomi di un episodio psicotico da quelli di un DOC.
Una delle prime differenze tra i due disturbi è il contatto con la realtà.
La persona che soffre di DOC si rende conto della intrusività e dell’aspetto irrealistico ed eccessivo dei sintomi che subisce. Rendendosi conto, inevitabilmente orienta la sua realtà in modo egodistonico, cioè non essendo d’accordo con la sintomatologia che presenta. Questo tipo di atteggiamento è utile per aderire ad un percorso terapeutico in modo più uniforme e lineare, poiché alla base la consapevolezza della disfunzionalità dei sintomi fa’ sì che per l’individuo sia doveroso risolvere il proprio malessere.
Nella psicosi, invece, l’esame di realtà, la capacità cioè di comprendere e distinguere in modo sufficientemente ragionevole ciò che è reale da ciò che è frutto di fantasie e/o pensieri oscuri, è compromesso.
I deliri e le allucinazioni della persona che presenta un quadro psicotico non sono annoverati come al di fuori del piano di realtà, di conseguenza per l’individuo sono pensieri, immagini, fantasie reali, razionali. Questo aspetto compromette tutto il piano di realtà dell’individuo e soprattutto predispone la terapia e la presa in carico della persona sotto un punto di vista supportivo. Supportivo significa che proprio per la veridicità, da parte dell’individuo, rispetto alle percezioni che ha, non è semplice far capire ad egli che tutto ciò che vede non è realistico, poiché questo stato di consapevolezza comprometterebbe in modo ancora più invasivo la sua salute psicofisica.
Nonostante queste grandi differenze tra i due disturbi, ci possono essere delle similitudini espresse in modo diverso da disturbo a disturbo, ma che inizialmente possono destabilizzare una buona conoscenza della diagnosi.
Per citarne alcune:
Queste similitudini sono spesso caratteristiche della manifestazione del disturbo in alcuni casi clinici, tanto da portare alla necessità di parlare di psicosi ossessiva, o di doc con fenomenica psicotica, o doc con idee prevalenti.
Possiamo affermare dunque che un criterio diagnostico fondamentale per la psicosi ossessiva è la presenza o meno di insight: il DOC può infatti manifestarsi con diversi livelli di consapevolezza circa i sintomi disfunzionali, e si potrebbe tracciarne uno spettro che va dalla completa consapevolezza delle proprie ossessioni irragionevoli sino ai deliri e allucinazioni, in cui il paziente ritiene logici i propri pensieri. In questo caso si parlerà dunque di psicosi ossessiva.
Le cause ascrivibili ad entrambi i disturbi possono essere diverse. Nello specifico possiamo differenziarle in cause genetiche (di natura familiare) e cause ambientali.
Le cause di natura ambientale possono essere elencate in questi modo:
Le cause di natura genetica invece, corrispondono ad attività di natura cerebrale che compromettono il normale funzionamento delle sinapsi e che quindi incidono nello sviluppo di attività anomale che possono manifestarsi attraverso sintomi deliranti e allucinatori.
La terapia per il trattamento e la cura della psicosi ossessiva abbraccia differenti sfumature che possono agevolare la dinamica di benessere nell’individuo.
Nello specifico, per quanto riguarda la psicosi, è indispensabile avviare un percorso psicoterapeutico associato ad un trattamento farmacologico che aiuti l’individuo a ridurre, a livello neurobiologico, la manifestazione di deliri e allucinazioni e che quindi agevoli il lavoro terapeutico in modo funzionale, ancorandolo alla realtà.
È inefficace un lavoro solo terapeutico come lo è anche un trattamento solo farmacologico, poiché individualmente non sarebbero funzionali per la riduzione sintomatologica e quindi l’incremento del benessere psicologico.
In modo diverso, ma simile, anche il DOC può essere trattato attraverso un lavoro terapeutico associato ad un trattamento farmacologico. L’utilizzo di farmaci è a discrezione del paziente, in suggerimento o meno dello psicologo, ma deve necessariamente essere approvato a seguito di una visita psichiatrica (lo psicologo non prescrive farmaci per la psicosi) e quindi solo nel momento in cui un medico specializzato acconsenta alla prescrizione dei farmaci.
La terapia più indicata per il trattamento di DOC è la Terapia Cognitivo Comportamentale, che ha come finalità la riduzione del sintomo attraverso compiti, esercizi mirati e strutturati in base alla soggettività dell’individuo e al vissuto passato e presente di egli.