Ecco cosa troverai in questa pagina
La paura di farsela addosso è un timore molto diffuso, e ben noto in ambito psicologico, spesso associato al disturbo ossessivo compulsivo. Il DOC è un disturbo che può manifestarsi attraverso differenti e complesse sfumature: una tra queste è l’ossessione nei confronti della minzione, un’azione che viene svolta con naturalezza ma che, in presenza del disturbo, può diventare difficoltosa da gestire e provocare sofferenza e atteggiamenti compulsivi finalizzati alla gestione fallimentare dell’ansia di urinare.
La paura preponderante della persona che soffre di DOC da minzione è quella di non riuscire ad urinare in luoghi al di fuori della propria dimora, o addirittura non riuscire a trattenere la pipì in situazioni che richiedono un’attesa temporanea, e quindi di farsi la pipì addosso. Il Disturbo Ossessivo Compulsivo legato alla minzione, alla paura di perdere il controllo e farsela addosso e all’ossessione di andare in bagno può sembrare strano o inusuale, ma è una compulsione molto diffusa legata a questo disturbo, risultato di stati d’ansia.
Il Disturbo Ossessivo Compulsivo è annoverato nel Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali all’interno della macro categoria dei Disturbi Ossessivo Compulsivi e correlati.
Il DOC si presenta come un disturbo caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni presenti nella vita dell’individuo continuamente, ogni giorno in modo invadente e disfunzionale. Il disturbo è definito tale per via dell’impossibilità percepita dall’individuo di riuscire a scacciare i pensieri ossessivi nei confronti di una o più situazioni, oggetti, pensieri, immagini, idee.
Questa impossibilità di allontanare e gestire il pensiero disfunzionale rende l’individuo vittima della propria ossessione e quindi prigioniero del sintomo, peggiorando inevitabilmente la sua qualità di vita.
Le caratteristiche principali del DOC, ben descritto nell’articolo.. (link servizi- DOC) è la presenza di ossessioni e compulsioni che accompagnano in modo preponderante e disfunzionale la quotidianità dell’individuo che ne soffre.
In particolare, le ossessioni sono pensieri, immagini, idee, sogni, impulsi persistenti e disturbanti eccessivi nei confronti di un oggetto, una situazione, un’azione. Queste ossessioni risultano intrusive e impossibili da controllare e ridurre, provocando in questo modo stati di forte agitazione e ansia tipici del DOC e soprattutto costringendo la persona e dover pensare in modo appunto ossessivo alla determinata azione.
A causa dell’ossessività del pensiero e della impossibilità di controllo di esso, l’individuo per poter mediare la preoccupazione data dal pensiero ossessivo sviluppa atteggiamenti, comportamenti, azioni chiamate compulsioni e finalizzate a ridurre l’ansia e l’agitazione subita dal pensiero ossessivo.
Le compulsioni sono quindi atteggiamenti conseguenti alle ossessioni che risultano deliranti e inefficaci, poiché riducono l’ossessione nell’immediato ma non risolvono il nucleo del pensiero ossessivo. Il risultato sarà quindi una coazione a ripetere finalizzata a ridurre, in modo fallimentare, le ossessioni con atteggiamenti compulsivi non utili alla riduzione ma piuttosto causa di incremento di pensieri ossessivi e atteggiamenti compulsivi.
Risulta necessario fare una distinzione tra l’ossessione di non riuscire a trattenere la pipì e la pollachiuria.
La differenza sostanziale è che la pollachiuria è un vero e proprio disturbo organico, caratterizzato dall’aumento della frequenza di urinazione in brevi intervalli di tempo e di conseguenza, con un aumento di attività di minzione e una riduzione di quantità di urina emessa. Le cause alla base di questo disturbo sono principalmente di natura organica e possono includere stati infiammatori come cistite, infezioni genitali, la presenza di fibromi uterini, masse ovariche o infiammazioni a carico della prostata o anche patologie gestite in modo non ottimale come il diabete.
L’ossessione della minzione e la paura di dover andare in bagno invece non presentano cause di natura organica ma è caratterizzata dalla paura di farsi la pipì addosso e di, quindi, non riuscire a controllare lo stimolo di essa in alcune situazioni al di fuori di casa propria o anche a casa.
Il terrore di non essere capace di controllare l’impulso della minzione e quindi di farsela addosso diventa una vera e propria ossessione per la persona che la subisce. La sensazione di potersela fare addosso provoca nella persona un sentimento di forte imbarazzo e vergogna che compromette inevitabilmente la sua quotidianità.
Il pensiero ossessivo e presente e preponderante nella vita dell’individuo non dover andare in bagno e comporta inevitabilmente la costituzione di pensieri, immagini, preoccupazioni finalizzate solo all’atto della minzione. L’individuo si chiederà quindi se riuscirà a fare la pipì in un determinato luogo, se il bagno che troverà gli permetterà di poterla fare con tranquillità, se riuscirà a trattenerla prima di andare in bagno, se dovrà farla prima di una qualsiasi attività per evitare che si presenti lo stimolo e che non sia in grado di trattenerla, arrivando anche a porsi domande riguardo quali sia il numero esatto di volte in cui ha necessità di urinare durante la giornata.
Tutti i pensieri descritti nel paragrafo precedente contribuiscono a mantenere sempre alto lo stato di preoccupazione della persona che ne soffre procurando quindi, inevitabilmente, la messa in atto di comportamenti finalizzati a ridurre, in modo fallimentare, l’ossessione nei confronti della minzione.
La persona che presenta pensieri intrusivi nei confronti della propria urinazione cercherà quindi di costruirsi strategie (compulsioni) che siano utili per ridurre l’ansia della difficoltà ad urinare come ad esempio, evitare di uscire o di raggiungere un luogo se prima non è certo di sapere che è presente un bagno, urinare un numero definito di volte prima di uscire di casa per assicurarsi che non avrà bisogno di andare in bagno dopo con la conseguenza di un effetto di inibizione proprio nell’atto della minzione (più ci si impegna nel fare la pipì, più non si riesce e più aumenta la preoccupazione), evitando luoghi che presentano dei bagni con alcune caratteristiche non consone alla possibilità di urinare (esempio bagni aperti, bagni pubblici), poiché la paura è anche quella di restare in bagno per troppo tempo e quindi destare sospetto alle persone che attendono il proprio turno.
La conseguenza delle compulsioni sarà quella di evitare spazi e luoghi pericolosi per via della difficoltà di accessibilità ai bagni (supermercati, ristoranti, cinema, concerti, parchi).
Le cause ascrivibili alla ossessione per la minzione possono essere tante e vagliare più aspetti.
Si possono osservare cause si natura traumatica dettate da una difficoltà passata di accesso ad un bagno per urinare che ha poi compromesso man mano l’idea della persona di riuscire a fare la pipì comportando un aumento della paura che si è tramutata in ossessione e in sintomo.
Un’altra causa può essere di natura genetica, ad esempio una storia familiare in cui è presente un DOC di diversa tipologia può far sì che l’individuo, fin dall’infanzia, abbia osservato comportamenti ripetitivi e ansiogeni che ha poi introiettato attraverso l’azione specifica della minzione.
Anche una difficoltà da un punto di vista sociale e quindi una difficoltà a trascorrere del tempo con altre persone in luoghi sconosciuti e quindi non controllabili dall’individuo, può comportare l’esacerbazione del sintomo nei confronti di una azione che dovrebbe essere naturale.
Come vincere la paura di farsela addosso? Tra rimedi e gli approcci riconosciuti come i migliori per la gestione e la risoluzione dei disturbi ossessivo compulsivi vi è la Terapia Cognitivo Comportamentale. Puoi scoprire di più nell’articolo di blog dedicato: Disturbo Ossessivo Compulsivo: Come Uscirne?
Il trattamento è caratterizzato da un percorso di un numero non definito di incontri all’interno del quale nei primi incontri lo psicologo effettua una raccolta di informazioni e quindi una conoscenza approfondita della persona che presenta il sintomo, della sua vita, della manifestazione primaria del sintomo, della capacità di consapevolezza nei confronti della disfunzionalità del disturbo e di come il disturbo si è caratterizzato nel tempo.
Successivamente il terapeuta aiuta l’individuo, attraverso la costruzione di strategie, la messa in atto di esercizi strutturati e definiti insieme, a ridurre la sintomatologia mettendo in atto comportamenti funzionali differenti dalle compulsioni attivate in precedenza.
La finalità della terapia sarà quella di ridurre al minimo, eliminando, la sintomatologia dell’individuo mettendo in atto comportamenti, pensieri, azioni funzionali e ottimali per egli e migliorando quindi la sua qualità di vita.