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La sessuofobia (o fobia sessuale) è un disturbo che rientra tra le problematiche ansiose e si manifesta con sentimenti di disagio e tendenza all’evitamento di situazioni o stimoli sessuali. Può essere classificata tra le fobie specifiche e si caratterizza per una paura marcata che ha come oggetto tutto ciò che concerne la sfera sessuale.
Al contrario di disturbi di dipendenza sessuale come l’ipersessualità, quello della sessuofobia è un ambito ancora tutto da esplorare, nonostante il concetto compaia per la prima volta alla fine degli anni ’80, quando la terapista sessuale Helen S. Kaplan la definisce come un disturbo arrecante forte stress e potenzialmente distruttivo per la persona che ne soffre.
La sessualità infatti riveste un ruolo fondamentale nella vita individuale e si configura come un elemento preponderante nella costruzione della vita di coppia; rientra inoltre tra i bisogni fisiologici fondamentali dell’uomo, al pari della sete e della fame. Nonostante non vi siano moltissime ricerche scientifiche sul tema in oggetto che permettano una conoscenza epidemiologica del fenomeno, è stato osservato che la condizione più generica di avversione alla sessualità sia presente nel 4% circa della popolazione e che le donne la sperimentino nel doppio dei casi rispetto agli uomini.
Il legame tra ansia e problemi sessuali è molto profondo. La sessuofobia può avere tratti patologici e può essere causata da fattori biologici, ad esempio infezioni ripetute potrebbero causare forti dolori durante un rapporto sessuale; da fattori psichici, legati ad un passato di abusi, violenze, molestie; da influenze culturali, come tabù e moralismo, o religiose, spesso fortemente intrise di repressione verso la sessualità; le prime tendenze sessuofobiche, infatti, possono essere rintracciate già nel mazdeismo, ebraismo e successivamente, nel cattolicesimo.
Poiché nel panorama scientifico attuale non sono presenti questionari o test per l’individuazione della sessuofobia ed essendo una problematica di natura psicologica, la diagnosi può essere svolta attraverso colloqui con professionisti della salute mentale. Nelle precedenti versioni del DSM, tra le disfunzioni sessuali, era annoverato il disturbo da avversione sessuale, con caratteristiche molto simili alla sessuofobia.
Ad oggi non vi è una categoria diagnostica specifica all’interno del DSM-5 nonostante, date le sue manifestazioni, questa patologia potrebbe essere ricondotta ai criteri della fobia specifica. La sessuofobia non deve essere inoltre confusa con il disturbo del desiderio, poiché questo indica una semplice riduzione della libido, senza però attivare l’insieme di pensieri e comportamenti tipicamente fobici.
Qualora la persona manifesti risposte emotive negative verso l’idea di un rapporto sessuale, pensieri intrusivi e disturbanti su questo tema, uniti a marcata ansia ed evitamento della situazione o dello stimolo sessuale, sarebbe opportuno confrontarsi con un professionista.
Come si manifesta la sessuofobia?La fobia sessuale presenta differenti caratteristiche ed i sintomi che aiutano nel suo inquadramento possono essere così esemplificati:
Le cause della sessuofobia, che possono preannunciare lo sviluppo della reazione fobica, sono molteplici e si inseriscono in un ampio ventaglio che varia da un passato traumatico a condizionamenti culturali e religiosi.
Tra i principali fattori di rischio si ritrovano:
Secondo molti studiosi, sarebbe proprio una scarsa accettazione di sé a conseguire nella fobia di qualunque attività sessuale o erotica, conseguendo in una difficoltà nello stabilire relazioni interpersonali sane e nel vivere la propria sessualità.
La sessuofobia è catalogata come un disturbo psichico, ma è associata anche ad aspetti relativi alla cultura e alla religione. Storicamente, il parto era considerato un rischio data l’alta percentuale di mortalità, che ha portato ad una regolamentazione religiosa e morale dei comportamenti sessuali, spesso “proteggendo” o relegando la donna, negandone i piaceri e la libertà sessuale. La sessuofobia potrebbe dunque affondare le radici in queste teorie culturali; la civiltà occidentale ed i suoi valori sono stati inoltre inevitabilmente influenzati dalla dottrina religiosa. La cultura giudaico-cristiana appare permeata da una tendenza sessuofobica; se per la religione ebraica è l’adulterio ad essere oggetto di condanna, per quella cattolica, tra le condotte peccaminose, rientra qualsiasi comportamento anelante la sessualità. Non è un caso che per la religione cristiana la castità rappresenti un vero e proprio valore. Il sesso è dunque peccato, forse proprio il principale peccato di cui si è macchiata l’umanità e suscita maggior scalpore se commesso da una donna; il solo modo per espiarlo è quello di sottoporsi a dolorose penitenze. La sessuofobia sembrerebbe infatti una cintura di castità simbolica, altrettanto dolorosa, a cui è costretto chi ne soffre. Nonostante ad oggi il concetto di sessualità stia subendo un processo di emancipazione, talvolta continua ad essere oggetto di tabù, di una concezione dicotomica giusto/sbagliato e associato ad un’attività immorale.
Considerando il rilievo che la sessualità ricopre nell’esistenza umana, le conseguenze della sessuofobia nella vita di chi ne soffre possono essere anche gravi e molteplici. Anzitutto, il rischio principale che accomuna tutti coloro che soffrono di sessuofobia è quello di negarsi un’esigenza umana fondamentale, ovvero quella sessuale. Se la fobia sessuale è più intensa e si estende anche ad altri ambiti di vita che prescindono dalla situazione sessuale, gli effetti possono essere l’isolamento sociale, difficoltà di coppia, qualora questa fosse già formata, o impossibilità di intraprendere nuove relazioni. Vi sono conseguenze negative, inoltre, anche sul livello di autostima e sulla qualità della vita in generale.
Non è detto che chi soffre di questo disturbo manifesti necessariamente una disfunzione sessuale, nonostante le due cose siano spesso correlate. Molto frequentemente, infatti, la persona sessuofobica non riesce a provare alcuna sensazione erotica e, nei casi più gravi, può manifestare addirittura attacchi di panico.
La sessuofobia, l’isolamento, l’evitamento di situazioni di intimità possono portare allo sviluppo di un disturbo depressivo legato all’appiattimento emotivo e libidico, con forme di depressione anche gravi, al senso di colpa, o ad un DOC (Disturbo Ossessivo Compulsivo) che si manifesta con la presenza di pensieri disturbanti e intrusivi nei confronti di tutto ciò che inerisce la vita sessuale, con conseguente messa in atto di compulsioni, ovvero comportamenti ritualistici per combattere tali pensieri.
La sessuofobia può essere immaginata come un grande contenitore all’interno del quale risiedono differenti tipi di fobie, sempre di natura sessuale, ma più specifiche. L’oggetto della sessuofobia può essere trasversale ad entrambi i sessi o più tipicamente maschile o femminile, può avere connotati fisici, o presentarsi anche alla sola presenza di fantasie sessuali.
Tra gli esempi più comuni vi sono:
Una delle modalità più efficaci per combattere la sessuofobia maschile e femminile è rappresentata dalla terapia cognitivo-comportamentale. Attraverso l’instaurazione di un’alleanza terapeutica che accoglie la problematica dell’individuo è possibile infatti modellare un intervento specifico sulla persona che ne soffre, andando a lavorare sui pensieri disfunzionali legati alla sessualità e sulla gestione della reazione emotiva anomala, al fine di estinguere l’allarme, la paura e l’ansia generate dalla risposta fobica verso lo stimolo e la situazione sessuale.
Un’altra possibilità per la cura della sessuofobia potrebbe essere rappresentata dalla terapia farmacologica, mediante l’uso di farmaci ansiolitici e antidepressivi. L’obiettivo principale resta quello del miglioramento generale della qualità della vita del soggetto sessuofobico e l’eliminazione di comportamenti o pensieri che possano compromettere il funzionamento individuale e relazionale della persona.