Rimuginio e Ruminazione: Differenza, Caratteristiche e Rimedi

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Rimuginio e Ruminazione: Differenza, Caratteristiche e Rimedi

Differenza tra Rimuginio (Worry) e Ruminazione (Rumination): Caratteristiche e Trattamento in Psicologia

La ruminazione ed il rimuginio sono due processi cognitivi ricorsivi di tipo negativo e disfunzionale con un ruolo molto importante nella genesi e mantenimento di diversi disturbi. In questo articolo ne esamineremo le caratteristiche e le differenze: rimuginio (worry) e ruminazione (rumination) in psicologia sono infatti due processi diversi, nonostante alcuni aspetti comuni. Il rimuginio coinvolge prevalentemente l’attivazione di stati ansiosi mediante il pensiero ripetitivo su possibili minacce future; la ruminazione, invece, comporta
pensieri ricorsivi su eventi passati, stati d’animo o sul mancato raggiungimento dei nostri obiettivi, tutti aspetti che hanno provocato disagio. Vediamo come rimuginare e ruminare vadano ad esacerbare disturbi psicologici quali ansia e depressione, le cause e come curarle questi due stili di pensiero.

persona in preda ad un processo di rimuginio o ruminazione siede preoccupato e pensieroso con mani congiunte

Cos’è il rimuginio?

Il rimuginio o worry, come descritto da Borkovec, Robinson, Pruzinsky e DePree nel 1983, è “una catena di pensieri e immagini, carica di affettività negativa e relativamente incontrollabile; rappresenta un tentativo di impegnarsi nella risoluzione di problemi mentali su un problema il cui esito è incerto, ma contiene la possibilità di uno o più esiti negativi”. Di conseguenza, rimuginio diventa sinonimo di preoccupazione, e la preoccupazione si riferisce strettamente al processo della paura.

Il rimugino, quando presente, appare incontrollabile nel senso che la maggior parte delle persone che mettono in atto questo tipo di pensiero cognitivo riconoscono, indipendentemente dai suoi potenziali benefici, di sentirsi incapaci di fermarlo da soli a meno che non siano distratti da altri eventi ambientali che richiedono la loro attenzione. Si parla di rimuginio patologico: i soggetti che pensano mediante il rimuginio sentono di non poter quindi impedire la sua comparsa ricorrente durante il giorno, e in generale lo avvertono come intrusivo, come se preferirebbero non ricorrere a tali strategie di analisi degli eventi. Questo aspetto figura tra i principali sintomi del rimuginio.

Quando l’attenzione del soggetto è totalmente assorbita da questi pensieri che compaiono anche involontariamente tanto da interferire sulla vita dello stesso, assorbendolo totalmente e impendendogli di dimenticare o elaborare l’evento o la sensazione spiacevole, il rimuginio diventa cronico e compromette il normale funzionamento nella vita quotidiana.

La negatività e la ripetitività del rimuginare sono considerate alcune tra le componenti principali dell’ansia. Il concetto di rimuginio porta con se una duplice connotazione: da una parte potrebbe avere un valore positivo perché implica che chi rimugina metta in atto strategie di coping, o meglio strategie di fronteggiamento di un evento o situazione, orientate alla loro risoluzione vissuta come un problema, ricercando informazioni utili; allo stesso tempo diventa negativo, fino a sfociare nel rimuginio patologico, poiché la ripetizione mentale continua degli scenari possibili, accompagnata dalla profonda preoccupazione (worry) che ogni cosa andrà male o che qualcosa di spiacevole possa capitare, causa un cortocircuito in cui il soggetto non agisce, ma rimane incastrato in una sorta di dialogo interno che intrattiene con sé stesso, senza agire.

Esistono diversi tipi di rimuginio:

  • Rimuginio ansioso, che si manifesta con pensieri automatici negativi che derivano da situazioni passate, ma si attivano nel presente, orientandosi verso il futuro e le sue incognite;
  • Rimuginio ossessivo, un tipo di attività mentale ripetitiva in cui i pensieri si ripetono uguali intorno ad una situazione che causa attivazione emotiva per il soggetto, martellandolo con costanti dubbi;
  • Rimuginio desiderante, un processo cognitivo consapevole e volontario orientato a prefigurare immagini, informazioni e ricordi sull’esperienza positiva.

Qual è la funzione del rimuginio?

Perché una persona è portata a rimuginare o ruminare? Partiamo dal rimuginio.

Borkovec (1983) parla di un paradosso del rimuginio: secondo questo autore, infatti, rimuginando sulla cosa che ci desta preoccupazione evitiamo di pensarci, perché non elaboriamo l’emozione provocata dall’evento, ma ci crogioliamo in esso. Tutto questo porta ad un sollievo che non sarebbe portato dal processamento del carico emotivo.

Il rimuginio (ansioso, ossessivo, desiderante) è una modalità di fronteggiamento dell’ansia che si scatena quando delle situazioni vengono percepite come incerte o pericolose, quindi difficili da gestire. In questa maniera, rimuginando, si ha la percezione di controllo della situazione, come avviene con le compulsioni nel disturbo ossessivo-compulsivo. Coloro che rimuginano si sentono incapaci di affrontare eventi incerti: per questo il rimuginio diviene strumento per controllare il possibile verificarsi di un evento futuro temuto. Per esempio il rimuginio potrebbe consistere in un pensiero del tipo “se mi preoccupo eviterò che accadano cose spiacevoli o comunque sarò più preparato”.

Il rimuginio, inoltre, è tipico di coloro che hanno paura e temono si possa verificare il peggio: rimuginare diventa una modalità per gestire la situazione pensando a potenziali strategie alternative di risoluzione. Il paradosso del rimuginio sta nel fatto che, mettendo in atto tale modalità cognitiva, non si pensa in modo logico alla situazione, né si elabora l’attivazione emotiva che una situazione comporta, ma si tende semplicemente a mettere da parte il problema, crogiolandosi all’interno.

Le cause del rimuginio possono essere multiple e legate a vari fattori; tra queste sicuramente vivere situazioni stressanti o traumi spingono le persone a perpetuare l’evento tramite il pensiero per gestirli, cercare delle spiegazioni ad essi. Anche una bassa autostima è associata alla tendenza al rimuginio, insieme ad una tendenza al perfezionismo.

Rimuginio: sintomi

Quali sono i sintomi del rimuginio? Abbiamo visto come il rimuginio ostacoli la nostra capacità di autocontrollo e di elaborazione delle emozioni e delle sensazioni negative, portando ad un disequilibrio emotivo. La conseguenza è la stessa per rimuginio e ruminazione: pensare a situazioni dolorose e negative non fa altro che condurre a comportamenti disfunzionali.

Il rimuginio è caratterizzato, in aggiunta, da una costellazione di sintomi ai quali prestare attenzione, tra cui:

  • Ansia;
  • Depressione;
  • Preoccupazioni e terrore;
  • Irritabilità e nervosismo;
  • Perfezionismo;
  • Sentimenti di rancore;
  • Scarsa gestione dello stress;
  • Tensione muscolare;
  • Bassa qualità di vita.

Quali disturbi psicopatologici sono caratterizzati dal rimuginio?

Come vedremo anche per la ruminazione, il rimuginio ha un ruolo nella genesi di alcune patologie. Questo processo cognitivo ha inscritta in sé la dimensione del futuro e di tutte le preoccupazioni e i pensieri ad esso legati. Spesso, infatti, chi rimugina si trova ad anticipare in modo continuo e ripetitivo scenari, immaginandoli più temibili di quel che avverrà.

Questo meccanismo è prototipico dei disturbi d’ansia. Il Disturbo d’Ansia Generalizzato (GAD) rappresenta la condizione psicopatologica di massima espressione del rimuginio poiché le preoccupazioni riguardano i contesti e le situazioni più disparate. Altre volte il rimuginio può riguardare situazioni specifiche come stare tra la folla, in spazi aperti, preoccupazioni tipiche dell’Agorafobia o della Fobia Sociale, o ancora preoccupazioni per la salute o condizioni mediche presenti nell’Ipocondria.

Anche all’interno dello spettro del Disturbo Ossessivo-Compulsivo si possono rintracciare aspetti del pensiero tipico di chi rimugina: i pensieri degli ossessivi-compulsivi, infatti, sono caratterizzati da processi cognitivi eccessivi e/o incontrollabili associati a sentimenti particolarmente negativi.

ombra di una persona con mano alla testa in preda ad un processo di ruminazione o rimuginio mentale

Cos’è la ruminazione?

La ruminazione, rumination, comprende quell’insieme di comportamenti e pensieri che focalizzano passivamente l’attenzione sulle emozioni negative e sulle implicazioni di questi sintomi. Lo stile cognitivo della ruminazione, diversamente dal rimuginio, è orientato al passato, ad eventi o situazioni già avvenuti, stati d’animo già sperimentati di cui alcuni aspetti o dettagli diventano pervasivi, poiché il soggetto non riesce a scacciarli dalla testa. Infatti questa tipologia di pensiero prende il nome dagli animali ruminanti, che rimasticano il cibo già ingerito: allo stesso modo i soggetti che adottano questo stile di pensiero non fanno altro che rielaborare vissuti già presi in esame in tempi più o meno lontani.

Quando la ruminazione mentale diventa così costante da compromettere il funzionamento quotidiano, lavorativo e relazione del soggetto si parla di ruminazione cronica.

Nolen-Hoeksema (1991) ha sviluppato il costrutto di ruminazione depressiva, definita come pensiero focalizzato in particolare su sentimenti e sintomi depressivi. La ruminazione mentale spesso si occupa di eventi passati negativi, come fallimenti, perdite, ecc., e si concentrano sull’origine, le cause e le conseguenze delle emozioni negative e dei sintomi della depressione.

Esiste anche un altro tipo di ruminazione, la ruminazione rabbiosa: essa viene intesa come un processo cognitivo volto all’individuazione di cause e di spiegazioni di un evento che induce rabbia e che assume un particolare significato per la persona.

Tutti i pensieri di tipo ruminativo vengono sorretti da metacredenze positive, ovvero da convinzioni che ci creiamo sui nostri pensieri e sulle loro funzioni e, più nello specifico, dal credere che pensare ripetitivamente agli eventi passati possa portarci alla loro elaborazione e allo stesso tempo migliorare il nostro tono dell’umore. Altre metacredenze di tipo negativo, invece, comportano la percezione di non avere il controllo dei nostri pensieri e di non poter interrompere il circolo vizioso di questi pensieri negativi.

Ruminare significa quindi fare pensieri quali “perché proprio a me?” oppure “non comprendo il senso di questa situazione”.

Qual è la funzione della ruminazione?

Come per il rimuginio, la ruminazione è un processo cognitivo con una funzione specifica. La ruminazione viene infati rivolta a tutti quei pensieri legati ad esperienze passate che però tornano a bussare alla nostra porta a causa delle forti emozioni negative ad esse collegate.

La ruminazione ha come cause la tristezza, la rabbia o lo sconforto derivato da alcune esperienze di vita che vengono vissute anche nel presente con disagio. Pertanto rivolgere pensieri al fine di analizzare come sono andate le cose, quali sono le cause di tali situazioni o le possibili spiegazioni sembra essere una strategia utile per agire una specie di controllo sui pensieri e sui relativi stati d’animo che ci turbano.
Purtroppo, però, questo non accade quasi mai. La ruminazione mentale su uno stesso evento implica riviverlo mentalmente e provare anche nel presente le emozioni del passato, che influenzano la qualità di vita e il benessere dei soggetti che utilizzano questo stile cognitivo.

Ruminazione: sintomi

Come abbiamo visto, la ruminazione mentale è un fenomeno in cui la mente ripete in modo ossessivo e involontario gli stessi pensieri, senza trovare una soluzione.I sintomi più frequenti della ruminazione sono, infatti:

  • Tristezza;
  • Delusione;
  • Depressione;
  • Sofferenza emotiva;
  • Pensieri negativi;
  • Stile attributivo negativo
  • Sentimenti di fallimento.

Quali disturbi psicopatologici sono caratterizzati dalla ruminazione?

La ruminazione è uno stile cognitivo ricorrente nei soggetti che avvertono un disagio psicologico, contribuendo ad accrescerlo e, talvolta, nei pazienti che manifestano veri e propri disturbi psichici di cui diventa un segno o sintomo. Tra le categorie diagnostiche in cui la ruminazione è presente con maggiore frequenza sono:

  • Disturbi Depressivi
  • Disturbi d’Ansia
  • Disturbi di Personalità (ad esempio il Disturbo schizoide di personalità)
  • Disturbo da Stress Post-Traumatico
  • Disturbi dello Spettro Autistico

donna siede di fronte al mare pensierosa in preda a rimuginio o ruminazione

Rimuginio e ruminazione: come curarli

Molti pazienti si chiedono come smettere di rimuginare o di ruminare. Rimuginio e ruminazione sono, come abbiamo visto, due processi distinti, ma con molti aspetti in comune.

La caratteristica principale di rimuginio e ruminazione, oltre alla ripetitività, è sicuramente la pervasività e la ricorsività nel tempo con la quale si affacciano alla nostra mente anche in modo involontario. Proprio per questo, anche qualora vengano identificati come disadattivi e problematici, risultano difficili da scacciare o eliminare e i tentativi amatoriali fatti da soli risultano spesso inefficaci e poco durevoli. Si rende necessario quindi l’intervento di uno specialista che fornisca gli strumenti necessari per operare sui propri stili cognitivi, modificandoli.
Tra i rimedi alla ruminazione e rimuginio, la terapia cognitivo comportamentale (TCC) aiuta nell’agire proprio sui processi cognitivi, innanzitutto individuando quelli disfunzionali. Un primo obiettivo potrebbe essere l’elaborazione degli eventi che attivano la ruminazione o il rimuginio e delle emozioni connesse ad essi, giungendo alla comprensione che sono le stesse che si sperimentano anche nel presente. Acquisita la consapevolezza dei meccanismi cognitivi dai quali non si riesce a prendere le distanze, il terapeuta TCC analizza insieme al paziente le metacredenze che mantengono stabili nel tempo i pensieri ripetitivi e cerca di suggerire altre strategie di pensiero più adattive.
Molto utile si rivela anche la Mindfulness, una tecnica che mira a insegnare alle persone a “decentrarsi” dai loro pensieri ed emozioni disfunzionali. L’intervento infatti consiste nell’indirizzare l’attenzione al qui ed ora, al presente, magari concentrandosi sul nostro respiro, distogliendola così dai pensieri ricorsivi disadattivi che via via diminuiranno.

Anche la terapia metacognitiva rientra negli approcci applicati a rimuginio e ruminazione.

Anche se fare ricorso ad uno stile cognitivo ripetitivo che comprende rimuginare o ruminare sembra essere un’abitudine incontrovertibile, una strada senza via d’uscita, chiedendo aiuto ad uno psicoterapeuta esperto è pertanto possibile combattere e curare questi pensieri e tornare a ristabilire il benessere psicofisico.

Bibliografia

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