Ruminazione rabbiosa: cos’è, caratteristiche e come gestirla

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Ruminazione rabbiosa: cos’è, caratteristiche e come gestirla

Cos’è la ruminazione rabbiosa, conseguenze e differenze con il rimuginio

La ruminazione rabbiosa (anger rumination) è uno stile maladattivo di pensiero che si attiva in presenza di rabbia, focalizzando tutta l’attenzione su di essa, sulle sue cause e sulle sue conseguenze. Si tratta di un processo cognitivo che porta a pensare e rimuginare, “rimasticare” eventi del passato in cui si è provata rabbia. Nel seguente articolo verrà spiegato in dettaglio cosa si intende per ruminazione e rimuginio, con un focus particolare sulla ruminazione rabbiosa, sottolineandone caratteristiche e conseguenze. Infine, verranno individuate le modalità di trattamento di tale disturbo causa di malessere e di compromissione per la vita dell’individuo.

donna in presa alla ruminazione rabbiosa siede sul pavimento sconsolata

Ruminazione rabbiosa: cos’è?

Per ruminazione rabbiosa o anger rumination si intende  quell’insieme di pensieri ripetitivi che si attivano in presenza di stati di rabbia, andando ad alimentare l’attivazione emotiva negativa e aumentando la tendenza a rispondere in maniera aggressiva e rabbiosa alla situazione o allo stimolo che elicita rabbia. Il meccanismo con cui la ruminazione rabbiosa si presenta nei nostri pensieri può essere del tipo “questa cosa mi fa arrabbiare, penso alla cosa che mi fa arrabbiare, continuo a pensarci, mi arrabbio ancora di più”. La ruminazione rabbiosa è una forma di rimuginio, ovvero un pensiero negativo che si presenta con costanza e ripetizione e che risulta avere un impatto importante anche nell’insorgenza e mantenimento di alcuni disturbi psicologici.

Puoi approfondire nel nostro articolo dedicato le differenze tra rimuginio e ruminazione.

Rimuginio e pensiero ripetitivo

Ma cos’è quindi il rimuginio patologico? Si parla di rimuginio per riferirsi ad una forma di pensiero ripetitivo strettamente legata all’ansia, che a sua volta la mantiene e la esacerba. È, inoltre, una tipologia di pensiero di tipo verbale e astratto, privo di dettagli; consiste, talvolta, nella focalizzazione visiva di immagini relative ai possibili scenari ansiogeni. Il rimuginio è, inoltre, caratterizzato da ripetitività, incontrollabilità e intrusività, oltre a focalizzarsi su contenuti catastrofici di eventi che potrebbero presentarsi in futuro.
Alla base del mettere in atto tale tipo di pensiero vi sarebbero l’esistenza di specifiche metacredenze, ovvero l’insieme dei pensieri e delle convinzioni che ognuno di noi si crea relativamente ai nostri stessi pensieri. In questo senso adottare questo tipo di pensiero sarebbe utile per risolvere certi problemi o affrontare determinate situazioni della vita. In realtà si ottiene proprio l’effetto contrario: il rimuginio riduce le capacità di autocontrollo e di tolleranza delle sensazioni ed emozioni negative, comportando per la persona uno sconvolgimento emotivo, accompagnato da forte disagio nell’affrontare le situazioni e i problemi che ci eravamo prefissi di affrontare.

Tipi di pensiero ripetitivo

Esistono diverse tipologie di pensiero ripetitivo negativo. Abbiamo, infatti:

  • Rimuginio ansioso;
  • Rimuginio desiderante;
  • Ruminazione depressiva;
  • Ruminazione rabbiosa.

Di seguito le delineeremo in modo più approfondito i diversi tipi di pensiero ripetitivo, con un focus sulla ruminazione rabbiosa.

Rimuginio ansioso

Il rimuginio ansioso è caratterizzato da pensieri automatici negativi, nati da esperienza passate che si sovrappongono al presente. Ci si immagina costantemente scenari negativi e si teme che possa accadere qualcosa di brutto, senza che vi sia una causa o un elemento reale che possa giustificare tali meccanismi. Il pensiero è costantemente orientato alla sensazione di pericolo, ansia e incertezza che mantengono alti i livelli di allarme. L’aspetto caratteristico del rimuginio ansioso è che nasce da eventi passati, ma invade con intrusività i pensieri riferiti al presente e soprattutto al futuro.

Rimuginio desiderante

Il rimuginio desiderante, invece, si presenta come un pensiero di ipotetici scenari o situazioni fortemente desiderabili, capace di evocare tutte quelle sensazioni connesse alla gratificazione che deriva da tale elemento desiderato. Il soggetto, però, è cosciente del fatto che per lui sarebbe meglio non agire assecondando tali desideri: pensiamo, ad esempio, al fare uso di droghe e alcol, fumare, mangiare cibi non consentiti quando si è a dieta, tradire il proprio partner. Il rimuginio desiderante assume connotazioni negative poiché porta i soggetti a sperimentare elevati livelli di ansia e stress e in alcuni casi a dipendenze patologiche.

Nel mio blog abbiamo affrontato più volte questo tema: approfondisci con gli articoli sulla dipendenza da trading e dipendenza da cellulare.

Ruminazione depressiva

Oltre al rimuginio ansioso e desiderante, esiste anche una forma di ruminazione depressiva: si tratta di un pensiero costante riferito ad eventi spiacevoli e dolorosi avvenuti in passato o nel presente.
In aggiunta si può identificare come un processo cognitivo orientato all’individuazione ossessiva delle cause e delle spiegazioni di tali eventi spiacevoli, di errori commessi o situazioni vissute come dei fallimenti personali. Questo comportamento, messo in atto per sentire di avere controllo sulla situazione che si sta vivendo, non fa altro che peggiorare lo stato depressivo e i suoi sintomi, facendo insorgere rimpianti e pensieri su cosa o come ci si sarebbe potuti comportare e talvolta porta al ripresentarsi del dolore fisico sotto forma di somatizzazione.

Ruminazione rabbiosa

La ruminazione rabbiosa è un processo cognitivo volto all’individuazione di cause e di spiegazioni di un evento. Nello specifico, essa si verifica quando il tema della ruminazione riguarda un evento che induce rabbia.
Martin e Tesser (1996) hanno definito la ruminazione come “una classe di pensieri coscienti che ruotano attorno a un tema strumentale comune e che ricorrono in assenza di richieste ambientali immediate che richiedono i pensieri”.
Questa definizione può riguardare eventi che accadono a sé stessi (ad esempio, essere abusati verbalmente dal proprio superiore), ma essere estesa anche ad eventi che accadono ad altri, purché siano fortemente significativi a livello personale (ad esempio, ruminazione rabbiosa sul trattamento spiacevole indirizzato verso un figlio o una persona cara o più in generale un attacco alla propria nazione).
La ruminazione rabbiosa, inoltre, può essere accompagnata da elementi aggiuntivi come sentimenti di rabbia o pensieri di vendetta.
La ruminazione rabbiosa, pertanto, comporta il mantenimento di emozioni negative: concentrarci sugli episodi che hanno suscitato in noi rabbia non fa altro che mantenere e incrementare la rabbia stessa, i suoi affetti e la sofferenza, andando a compromettere il benessere psicofisico del soggetto.

rappresentazione grafica della ruminazione rabbiosa con disegno di una testa con grovigli di filo al suo interno

Caratteristiche della ruminazione rabbiosa

Una spiegazione teorica della ruminazione rabbiosa viene proposta da Wells e Matthews secondo cui i problemi emotivi sono mantenuti da uno stile di regolazione delle emozioni disadattivo (chiamato sindrome cognitivo-affettiva – CAS) che coinvolge il pensiero perseverativo e quindi la ruminazione, ma non solo: vengono coinvolte anche l’attenzione focalizzata, il monitoraggio delle minacce, le condotte di evitamento e la soppressione del pensiero.
Le persone rimuginano sugli eventi legati alla rabbia in vari modi. Ci sono tre elementi fondamentali che contribuiscono all’esperienza fenomenologica della ruminazione arrabbiata. Ogni elemento ha diverse conseguenze neurobiologiche e affettive.

  • Pensiero ripetitivo legato all’evento passato che ha portato ad esperire rabbia: “Lo aspetto da un’ora: sono furioso”.
  • Attenzione legata a situazioni passate, legate alla rabbia: “Anche questa volta è in ritardo! Basta!”.
  • Pensiero controfattuale: “Avrei potuto fare altro invece che essere qui”.

Questi esempi di pensiero ruminativo ci aiutano a comprendere meglio come i ricordi di episodi di rabbia passati possano innescare nuovi episodi di rabbia connessa ad un evento del presente, che l’attenzione all’esperienza di rabbia possa portare all’amplificazione della sua intensità e durata e che i pensieri controfattuali possano essere correlati alle tendenze all’azione verso la risoluzione o la ritorsione.
La ruminazione è uno sforzo cognitivo volto all’analisi delle possibili cause e conseguenze di un problema ed è focalizzata su eventi del passato o su stati emotivi del presente.
Le funzioni positive che gli individui ritrovano nella ruminazione sono (Watkins, 2016):

  • Comprensione e maggiore insight relativi ad eventi, emozioni o comportamenti al fine di sapere come gestirli in futuro;
  • Evitamento di attributi indesiderati attraverso la riflessione sulle proprie caratteristiche negative, per migliorare la performance ed evitare
  • comportamenti indesiderati;
  • Controllo delle emozioni e delle sensazioni spiacevoli ed indesiderate;
  • Ricerca di scuse e razionalizzazione;
  • Ripristinare omeostasi, senso di equilibrio, intaccato dall’evento spiacevole;
  • Risolvere problemi interpersonali.

Le metacredenze nella ruminazione rabbiosa

La ruminazione rabbiosa è un processo cognitivo dovuto all’attivazione di determinate metacredenze positive relative all’utilità dello stesso per raggiungere scopi significativi per la persona.

La metacredenza più comune è quella secondo cui la ruminazione rabbiosa aiuti nella regolazione emotiva e nella comprensione dei problemi, comportando un incremento della consapevolezza e della capacità di gestire gli eventi negativi e il proprio comportamento. Tuttavia, in realtà, con la ruminazione rabbiosa il soggetto, focalizzando la sua attenzione sui ricordi e sulle sensazioni legate all’evento, sperimenta le stesse emozioni esperite con la stessa intensità nella situazione specifica, non permettendo l’elaborazione delle ingiustizie subite.

Di fatto, la ruminazione rabbiosa ostacola il processo di autoregolazione e mantiene elevati i livelli di rabbia, non fronteggiando in maniera adeguata e funzionale il conflitto: la risoluzione di quest’ultimo avviene solo su un piano ipotetico e mentale. La conseguenza ultima di tale processo è l’incremento dei livelli di stress e tensione e un alto dispendio di risorse cognitive senza riuscire a fronteggiare in modo adattivo e risolutivo la situazione di disagio che ha innescato tutti i pensieri ruminativi.

Ruminazione rabbiosa: conseguenze

Ma quali sono le conseguenze della ruminazione rabbiosa sulla vita dell’individuo, e perché è considerato un processo disfunzionale?

Il fenomeno della ruminazione rabbiosa può variare in base alla natura del contenuto che porta a sperimentare rabbia o alla percezione dell’informazione che proviene dall’ambiente esterno, valutata come inadeguata e scorretta.

Se attribuiamo il verificarsi di un determinato evento a fattori esterni, la ruminazione potrebbe condurre alla comparsa di comportamenti violenti e incrementare la rabbia; se, invece, riconosciamo come responsabile dell’azione noi stessi, si intensificano gli stati di rabbia e l’attivazione fisiologica, senza perdere il controllo quanto, ma, piuttosto, la riduzione dello stato di benessere e deflessione del tono dell’umore.
Solitamente, rimuginare sugli episodi che hanno portato a sperimentare rabbia non fa altro che aumentarla e mantenerla costante, non portando ad una vera risoluzione del conflitto.

ragazzo con ruminazione rabbiosa siede sul pavimento

Ruminazione rabbiosa e perdita di autocontrollo

I meccanismi di ruminazione rabbiosa potrebbero anche inibire le capacità di autocontrollo e di gestione delle emozioni spiacevoli, portando ad una disregolazione emotiva. Ciò aumenta il rischio che il soggetto di fronte ad un evento, anche di scarsa rilevanza, metta in atto reazioni esasperate, esagerate e discontrollate. Queste reazioni possono essere, infatti, veri e propri comportamenti aggressivi, sia fisici che verbali, in età adulta o in adolescenza. La perdita di controllo si manifesta più facilmente in persone affette da disturbi psicologici, ma anche in assenza di patologia.

Leggi anche: Disturbo Oppositivo Provocatorio: Cos’è, Cause e Trattamento

Comorbilità e disturbi associati

Tutto questo comporta un impatto sulla vita del soggetto, oltre che sul suo benessere psicofisico e relazionale, e può contribuire all’insorgenza di altri disturbi psicopatologici.

La ruminazione rabbiosa è stata, infatti, associata a:

  • Peggiore qualità di vita;
  • Peggiore qualità delle relazioni interpersonali;
  • Scarsa igiene del sonno;
  • Bassi livelli di benessere autopercepiti;
  • Tendenza al perfezionismo;
  • Irritabilità e impulsività;
  • Alti livelli di stress;
  • Disregolazione comportamentale.

Inoltre la ruminazione rabbiosa può essere una caratteristica prototipica di alcuni disturbi psicologici, tra cui:

  • Depressione
  • Ansia
  • Disturbo ossessivo-compulsivo
  • Disturbo da stress post-traumatico

Ruminazione rabbiosa e disturbo borderline

I processi di disregolazione conseguenti alla ruminazione rabbiosa si rilevano maggiormente nel Disturbo Borderline di Personalità, caratterizzato da una instabilità nelle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e dell’umore, associati ad una marcata impulsività che compare nella prima età adulta in vari contesti di vita del soggetto. I pensieri tipici della ruminazione rabbiosa sembrano correlare nel disturbo con la gravità della sintomatologia e mediare la relazione tra disregolazione emotiva e comportamenti aggressivi eterodiretti.

Ruminazione rabbiosa: rimedi e come gestirla

La gestione della ruminazione rabbiosa è possibile, soprattutto quando vi è da parte del paziente la motivazione a far qualcosa per elaborare questi processi cognitivi disfunzionali. La terapia cognitivo comportamentale svolge un ruolo fondamentale nella cura della ruminazione attraverso l’utilizzo di tecniche specifiche, quali la meditazione, la mindfulness, il training autogeno, la psicoeducazione o la terapia metacognitiva.

Psicoterapia

In particolare, di fronte a pazienti con alti livelli di ruminazione è importante partire da interventi mirati alla psicoeducazione volta a rendere i soggetti con ruminazione rabbiosa consapevoli della natura, dell’intensità di questo processo di pensiero e delle sue conseguenze, al fine di poter successivamente introdurre tecniche che vadano a ridurre tali aspetti.

Infatti, attraverso la tecnica della ristrutturazione è possibile portare il paziente a sperimentare stili di pensiero più concreti, ad orientare l’attenzione del paziente verso stimoli più neutri dell’ambiente e a lavorare sul controllo che esercita sul suo modo di pensare. È importante rendere il soggetto consapevole del proprio stile di pensiero al fine di poterci lavorare e ridurre questo tipo di comportamento.

Trattamenti particolarmente efficaci sono anche:

  • Tecniche di modificazione immaginativa, che riguardano l’interrompere i pensieri ruminativi attraverso input sensoriali e sostituirli con stimoli più piacevole,
  • Tecniche di modellamento, che si basano sul principio che ogni comportamento sia modificabile tramite esperienza diretta del soggetto,
  • Tecniche di misurazione in scala, che consistono in una riduzione graduale delle interpretazioni estreme, tipiche della ruminazione.

Utili sono anche le tecniche di mindfulness, ossia esercizi volti a dirigere l’attenzione del soggetto verso stimoli e sensazioni fisiche quali la respirazione, eliminando l’atteggiamento giudicante nei confronti della propria esperienza. Ed è proprio per l’importanza della respirazione che i training autogeni sono necessari per ridurre l’intensità della ruminazione.

Bibliografia

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